Il lock down totale imposto dalle autorità risulta insostenibile da rispettare, motivo per cui alcune persone disattendendone l’appello, scelgono di uscire di casa alla ricerca di lavoro e, allo scopo di provvedere il sostento alle loro famiglie: i contagi aumentano: in fine ho sì “muore di fame ho di COVID”, scelte impensate impossibile da ovviare.
Dalle prime notizie apprese molti governi dei paesi latinoamericani si sono trovati con una emergenza difficile gestirla, con un sistema sanitario molto precario, restando in difficoltà di fornire un servizio di qualità e quantità a tutta la popolazione. La pandemia è ignota, difficile da gestire e dare copertura sanitaria a tutti, soprattutto per mancanza di: attrezzature e copertura nei servizi sanitari; i quali non sono offerti a tutta la popolazione e in molti luoghi come nelle zone periferiche hanno carenze evidenti. Le grandi preoccupazioni sono anche orientate verso l’economia già deboli nei paesi Latinoamericani. Secondo il Centro studi di Polifitica Internazionale CeSPI Disuguaglianze, l’1% della popolazione latinoamericana possiede più del 40% della ricchezza dell’intera regione.
Le notizie iniziali mostravano il latto più spietato della pandemia e dove si potevano vedere i corpi martoriati, che giacevano per le strade, parenti angosciati dall’impotenza di non essere in grado di concedere l’assistenza medica; mancanza che ha come resultato l’improvvisa morte del congiunto in forma drammatica incutendo panico e terrore, creando confusioni, generando più contagi, colpendo con il 71% uomini e con il 28.3% donne, (riff. anziani, adulti, giovani, bambini, adolescenti). Le informazioni dell’Internazionale Rescue Committee infatti, nel suo ultimo report, riguardante la situazione causata dalla pandemia: Estima la proiezione e di un miliardo di contagi e di 32 milioni di morti in 34 paesi, tra questi in America latina troviamo Brasile, Ecuador, Perù, El Salvador, Colombia Venezuela questo ultimo dovuto alla forte crisi e la emergenza sanitaria senza presedenti.
Le marcate differenze delle risorse economiche delle popolazioni che vivono in uno stato di povertà relativa o assoluta, da sempre hanno generano disuguaglianze. Secondo stime della Commissione Economica per l’America latina (CEPAL) 2019, la percentuale di persone che vivono in uno stato di povertà si attesta intorno al 30,8% della popolazione. Ovvero, quasi 190 milioni di persone che devono, mantenersi con meno di 5,5 dollari a giorno. Infatti popolazioni che vivono in queste zone, sono sempre in movimento, persone che dall’interno dei paesi si sono trasferiti in cerca di un futuro migliore nelle città capo luogo, popolando gli spazi non consoni per vivere, saliti nei pendii delle coline delle città; ossia le periferie: pueblos Jóvenes o Slum, Favelle1, e le altre periferie irraggiungibili, popolazioni, vivendo in uno stato di sopravvivenza molto difficile ai fin di evitare il contagio, la difficoltà maggiore in questo momento è l’approvvigionamento dell’acqua in molte case; anche se negli ultimi anni ci sono realizzati miglioramenti da parte di alcuni governi. Inoltre l’informalità lavorativa è generalizzata creando lavori nero o grigio, la loro precarietà facilita il licenziare, dove ogni giorno i padri di famiglia si devono inventare il lavoro. Il lockdown totale imposto dalle autorità risulta insopportabile da rispettare, motivo per cui alcune persone disattendendone l’appello, scelgono di uscire di casa alla ricerca di lavoro e, allo scopo di provvedere il sostento alle loro famiglie: i contagi aumentano: in fine ho sì “muore di fame ho di covid”, scelte impensate impossibile da ovviare.
In questi giorni abbiamo visto il report sulle violente manifestazioni delle popolazioni del Cile dimostrano lo stato sociale ed economico in cui si trova la popolazione. Alla voce di “preferisco morire di covid che di fame” sono saliti sulle strade chiedendo al governo rapidità nella consegna di prodotti alimentari e gli aiuti economici per affrontare la crisi lavorativa prodotta dal lockdown forzato. Le mobilizzazioni delle popolazioni dell’Ecuador, le proteste dei cittadini dell’Argentina, Brasile, Colombia sono il risultato dell’impatto sulle popolazioni.
Con l’aggravassi le condizioni economiche delle popolazioni, le loro esistenze sono arrischio, dopo la tragedia sanitaria molte persone dovranno affrontare un’altra tragedia è quella della fame, confermandosi una nuova emergenza per le famiglie in strema povertà, famiglie monogenitoriali, è le famiglie dove ci sono i bambini, probabilmente alcuni di loro resteranno orfani e senza genitori, nonni, parenti, e molte altre famiglie avranno più povertà. E dove alcuni di loro probabilmente arrivano in tempo all’ospedale e forse si salveranno, invece quelli che non hanno risorse economiche, quelli che non ci arriveranno mai; passeranno alla storia dell’ignoto come vittime silenziose dell’epidemia e forse saranno ricordati come una “stragi degli innocenti” dove troveranno posto nel muccio di persone decedute e dove le fosse comuni li saranno l’ultimo riparo che li sarà concesso.