Nel periodo del lock-down forzato disposto dai governi nella lotta contro il Covid, sono stati segnalati molti casi di donne scomparse, sparite nel nulla. Si è trattato di donne adulte, adolescenti e bambine.
In pieno avvenimento di contagio Covid – 19 scatta un altro allarme quello di violenza di genere e aumentano le richieste di aiuto. Il lockdown in molti di questi paesi ha fatto crescere in modo preoccupante i numeri di violenze. «Migliaia di donne spariscono nel nulla il 44% a subito violenza da un partner e il 66% delle donne è stata violentata». Secondo L’osservazione sulla parità di genere della Cepal, oltre 4,000 donne all’anno pari 12 al giorno sono uscisse per ragione legate al genere, si confermano le sparizioni delle donne nel nulla. Secondo L’ ONU in Latinoamerica si commettono oltre il 30% degli omicidi del pianeta, raggiungendo i 28 omicidi ogni 100 mila abitanti, la cosa più preoccupante e drammatica e la situazione di violenza generalizzata nei paesi di Centro e Sudamerica.
Più di 1.200 donne e ragazze, più o meno 14 al giorno, e una ogni due ore sono «scomparse» nel nulla in Perù da metà marzo ad oggi, alcune donne sono state uccise nelle mura di case, prigioniere del lockdown le cifre sono destinate a crescere.1 Si tratta di un Paese dove la violenza di genere e familiare è endemica, molto diffusa e tollerata da molte donne. Il confinamento forzato dovuto al Covid-19 ha fatto esplodere più violenza su donne: madri, moglie, bambine, sorelle. I gruppi per i diritti delle donne e le Ong denunciano che molto spesso la polizia si rifiuta di indagare a sostenendo che in molti casi le scomparse abbiano lasciato il domicilio volontariamente.
Lo ha reso notorio l’Ombudsman: sono sparite le minori di 18 anni (1.7020 casi), mentre le denunce di donne adulte scomparse sono state meno della metà (737). Nel periodo del lockdown forzato disposto da marzo dal governo per lottare contro il Covid, sono stati segnalati 1.100 casi di «donne scomparse, delle quali 309 di maggiore età e 791 bambine o adolescenti. Eliana Revollar Ananos: «La giustizia deve assolutamente adottare misure per una ricerca efficace delle donne scomparse, per dare ad esse una possibilità di tutela dell’integrità della loro vita, e deve trovare gli autori dei femminicidi per i quali ci attendiamo condanne esemplari». Inoltre ha aggiunto che fra il 16 marzo ed il 30 giugno, ossia durante la fase acuta della pandemia, sono pervenute 298 denunce di casi di femminicidio: «ogni tre giorni una donna ha perso la vitta durante il periodo della quarantena».2
CEPAL: Nei sette anni di lenta crescita economica che si sono accumulati in America Latina e nei Caraibi, con alti tassi di povertà e povertà estrema si sono soprattutto accentuate le disuguaglianze, coinvolgendo significativamente le donne. I principali rappresentanti dell’Organismo avvertono che se gli effetti del COVID-19 portano alla perdita di entrate per il 5% della popolazione economicamente attiva, la povertà potrebbe aumentare di 3,5 punti. Questo implica che 107 milioni di donne nella regione si troverebbero in situazioni di povertà economica. Ed è stato confermato nella riunione virtuale delle ministre dei Paesi della regione: «L’America Latina e i Caraibi ante pandemia Covid-19: Gli effetti economico-sociali e l’impatto nella vita delle donne».
L’organizzazione mondiale della sanità sostiene che il contrasto alla violenza di genere è una questione «sociale» che preoccupa molte persone appartenenti a determinati contesti e Paesi. Le violazioni sono infatti pregiudizi ai diritti umani, e in molti casi arrivano ad essere insopportabili, giacché i fatti accadono ogni giorno sono molte le donne che subiscono la violazione dei diritti. Questo tema riguarda l’intero complesso sociale e generazionale, le famiglie e l’insieme di gruppi etnici in rapporto con la società. La salute delle donne viene messa alla prova, incidendo direttamente sul benessere fisico e psichico delle donne e in generale sul benessere sociale e culturale di tutta la popolazione.
In alcuni Paesi in cui il virus Covid-19 era in piena espansione, il lockdown ha potuto proteggere e salvare la vita di molte donne da una morte sicura. La sera del 17 agosto 2020 Zara Alvarez, assistente legale del gruppo per i diritti umani Karapatan, è stata uccisa a Bacold, nell’«Isola di Negros», nelle Filippine centrali. La donna, 39 anni, è morta mentre rientrava a casa. Era lei l’obiettivò, ha dichiarato il sindaco della città, Richard Fajarito. Le sue attività sono state rivolte alla difesa dei contadini e contro lo sfruttamento nell’agricoltura da parte dalle famiglie di proprietari terrieri, denunciando le violazioni dei diritti. «Uccisa sulla base di prove inventate», accusata di essere membro dei ribelli comunisti assieme ai braccianti agricoli uccisi, con la arcaica scura di «essere comunista» per il solo motivo di fare valere i diritti umani; «è una storia antica». Gli osservatori e difensori dei diritti concordano sul fatto che nel Paese sia in atto una “ostilità alla opposizione”.
«Human Rights Watch, nel suo report dichiara che sono molte le vittime, hanno background simili: alcune erano attive in organizzazioni e “movimenti di sinistra che le autorità governative sostengono siano legate all’insurrezione comunista”, e sia Alvarez e Echanis, Randy Malayao (questo ultimo ucciso nel gennaio del 2019) erano stati sottoposti a red-tagging, cioè erano stati classificati come “comunisti” o “terroristi”, classifica che, secondo HRW, “spesso porta alla morte».