Il provenire da una famiglia con un elevato status economico, ossia con un background economico e culturale privilegiato, si può configurare come una condizione di vantaggio nel rendimento scolastico, dal momento che la famiglia ha risorse che si manifestano nella trasmissione di elevate attese, ossia la predisposizione del capitale economico umano e culturale di una famiglia che rispecchia il livello di istruzione de suoi membri.
L’importanza del “capitale sociale” nell’analisi dei percorsi scolastici relazionati all’efficienza e all’efficacia dell’insegnamento e dell’apprendimento, necessari per avviare investimenti che favoriscano le popolazioni giovanili, è in rapporto al contesto e allo status socio- economico e culturale in cui si trova quel tipo di popolazione. Ed è anche importante l’analisi della condizione sociale ed economica delle famiglie; i genitori, infatti, rappresentano uno dei fattori determinanti nel raggiungere straordinari risultati a scuola; in caso contrario, il risultato è insufficiente. Infatti, la povertà ostacola lo sviluppo cognitivo degli individui e in particolare il loro livello di apprendimento e di formazione, e di conseguenza lo sviluppo delle capacità. Alcuni bambini in situazioni “di svantaggio” hanno più possibilità di “fallire a scuola”, “di imbattersi nelle maglie della giustizia, di ammalarsi e di rimanere esclusi dal mercato di lavoro”1, dove al divario digitale si vanno ad aggiungere i fattori di disuguaglianze già esistenti nelle popolazioni, rimanendo così indietro rispetto ai loro coetanei.
La dimensione del divario e l’importanza nel raggiungere pienamente il diritto allo studio si sono resi evidenti e sono legate alla digitalizzazione del paese e alle ristrettezze economiche subite dai ragazzi delle periferie o delle zone interne. Sono moltissime le cause e le concause delle problematiche odierne: vanno dalla condizione sociale, al luogo di residenza, alla povertà economica e alla povertà educativa. Tutte vanno collegate alla carenza di mezzi culturali e della rete, carenze le quali riducono ugualmente il vantaggio occupazionale e le competenze lavorative.
Inoltre, nei paesi dove esiste un welfare2 squilibrato, i sistemi sono accompagnati da una fruizione di bassa qualità e quantità, e le popolazioni ne risentono: esse infatti tentano di individuare vie di uscite, e improvvisano per sostituire le mancanze alla soddisfazione dei bisogni. In questo gruppo ci sono individui e famiglie di struttura economica e sociale che sostano in “povertà relativa”, ossia hanno difficoltà economica nella fruizione di beni e servizi, e si trovano alla “soglia” del reddito medio di consumo in riferimento ad un’area geografica determinata. Invece, le famiglie che hanno un reddito inferiore a quello medio pro-capite si trovano in “povertà assoluta”: sono impossibilitati ad acquistare quei beni e servizi necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza.
Le strutture di povertà si presentano su due livelli di disuguaglianze, nei quali molte popolazioni sono immerse: le disparità regionali creano “disuguaglianze nei servizi” nelle zone territoriali più difficili, con particolare riferimento ai servizi indispensabili alla popolazione che vive nelle zone di periferia, dove le “disparità economiche sono evidenti” e sono individuate sulla base del reddito e sulla base della spesa per soddisfare i bisogni fisiologici per il nucleo familiare, nonché i bisogni “educativi e formativi” collegati alla scuola: come, ad esempio, “il procurare un computer o un Tablet ai propri figli oltre ad altri strumenti informatici e collegati alla rete, in modo equo e veloce”. Al divario digitale si vanno ad aggiungere altri fattori che creano disuguaglianze oltre a quelle già esistenti: “il collegamento online inefficiente incide sui compiti della scuola”.
Le disuguaglianze digitali.3 “La povertà educativa nell’emergenza Covid-19”: è pari al 5,3% il numero delle famiglie con un figlio che prima della crisi creata dalla pandemia dichiaravano di non poter permettersi l’acquisto di un tablet o di un Pc.
Il provenire da famiglie svantaggiate incide sul rendimento scolastico, e contribuisce a determinare la fungibilità del capitale umano e cultural-familiare. La precarietà del capitale sociale, da un lato, determina meno opportunità di accesso a una giusta misura di apprendimento, conseguenza delle scarse risorse sociali ed economiche, di cui le famiglie dispongono. L’«apprendimento segmentato» è un legame che accomuna le popolazioni in stato di povertà economica ed educativa con le azioni individuali e di gruppo, creando delle difficoltà e costringendo a restare indietro rispetto ad altri gruppi. Da ciò deriva la possibilità di una fuoriuscita come membri del network continuo e dai rapporti di connessioni; sono fatti che mutano e ridisegnano le dinamiche che condizionano il futuro dei giovani e che influenzano le varie forme del capitale sociale di apprendimento, relazionale e interattivo, così creando svantaggi tra i singoli e i gruppi. I ragazzi che crescono in famiglie svantaggiate sono molto spesso caratterizzati dall’abbandono scolastico, e vivono in uno stato di disparità. In contesti simili a lasciare la scuola prima del tempo sono più spesso i figli di chi non ha un diploma, condizione che spesso rappresenta un vero e proprio limite dell’efficacia nella formazione e nell’apprendimento dei ragazzi delle medie e superiori.