Le oscillazioni meridionali delle acque dell’Oceano Pacifico, ovverossia: lo spostamento delle acque che si avvicinano alle coste del Perù, prendendo così il nome di «Corrente del niño», nome dato dai pescatori del Nord peruviano, in riferimento alla sua presenza nel mese della commemorazione della nascita di Gesù, appunto nel mese di dicembre
L’avvenimento climatico si presenta in modo periodico, ed è prodotto da un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale, nei mesi che vanno da dicembre a gennaio; in media ogni 5 anni, con un periodo statisticamente variabile tra i tre e i sette anni. Le caratteristiche di questa corrente calda stagionale ed equatoriale sono proprie dell’Oceano Pacifico sudamericano. È una particolarità delle coste tra Cile, Perù, Ecuador e non solo; il manifestarsi di questo fenomeno è dovuto ai cambiamenti climatici del pianeta, producendo un significativo cambio delle stagioni nelle coste sudamericane che si affacciano sull’Oceano Pacifico. L’arrivo di questa corrente è considerato in generale benefico, anche a livello globale, poiché annuncia la stagione delle piogge, necessaria per l’agricoltura e per il ciclo biologico dei boschi aridi equatoriali e non solo, ma il «brusco cambiamento climatico odierno» ha creato insidiosi problemi alle popolazioni, provocando inondazioni alluvionali e perdite ingenti all’agricoltura e alla pesca. (Comunità andina, 1998).
Le oscillazioni sono caratterizzate dai cambiamenti dei livelli di pressione delle due componenti atmosferiche reciprocamente unite e coinvolte: l’acqua calda in superficie e il suo raffreddamento esistente nella zona bassa. Si tratta di eventi anomali: cicli che condizionano il clima dell’intero globo; inoltre, diminuisce la produzione di «plancton», incidendo su tutta la catena alimentare, e così arrecando danno all’agricoltura e alla pesca nelle zone interessate dal fenomeno. Tali eventi producono siccità nelle zone costiere del Cile, Perù, Ecuador. Inoltre, il «fenomeno del Niño» può rallentare il flusso umido portato dai «Venti Alisei», che normalmente percorrono le coste di Panama verso le isole dell’Indonesia e dell’Australia, portando siccità, o, all’opposto, facendo aumentare in modo esponenziale la quantità delle piogge, accompagnate da fenomeni estremi, causando danni ingenti all’agricoltura e alle popolazioni delle Coste Sudamericane.
La Corrente fu osservata dai membri della marina francese, statunitense, britannica e peruviana, che dal 1882 in avanti hanno attestato la sua presenza. Infatti, già allora il Capitano Camillo Carrillo, (peruviano), comunicava l’esistenza di un brusco cambiamento di corrente che i marinai di piccole imbarcazioni conoscevano con il nome di «Corrente del Niño».
Alexander Von Humboldt: studioso della natura, dopo vari studi sui diversi avvenimenti atmosferici nella zona Meridionale d’America, arrivò alla seguente conclusione: «La corrente che bagna le Coste di Cile, Perù ed Ecuador, dirigendosi da Sud verso Nord, è alla pari dei «Venti Alisei», i quali, insieme alla corrente equatoriale del Sud, si manifestano con l’inizio dell’estate australe. Le correnti si dirigono verso le coste del Sud, implicando un drastico cambio delle temperature, che sono in media inferiori di 7°/8° rispetto alla temperatura dell’acqua alla stessa latitudine nelle aree dell’Oceano Pacifico più lontane alle coste», provocando siccità e umidità nelle aree costiere, e creando un ecosistema differente. Oltre che il «plancton»1, si possono osservare altre specie marine, come il mollusco: Spondylus Bivalve2, conosciuto come «ostrica spinosa», che si trova in tutti i mari tropicali e subtropicali, di solito vicino alle coste.
«Nello spazio studiato da Humboldt, a una profondità tra i 200 e i 700 metri, si trova il «calamaro gigante» chiamato «Diavolo rosso» (Dosidicus Gigas). Vive nelle zone tra la Terra del fuoco fino alla California: misura oltre due metri di lunghezza, pesa circa 50 kg, ha colore rosso, appunto, ha occhi tondi e grandi, un becco sporgente, unghie nere, è di indole aggressiva». (è una preda usuale dei capodogli).
Negli ultimi anni il «fenomeno del Niño» si è manifestato più insidioso e più frequente nelle coste sudamericane, annullando in questo modo il distanziamento temporale e creando non solo alluvioni nelle aree direttamente interessate, ma anche siccità nelle zone più lontane, mutando in ogni sua manifestazione. La particolarità si presenta con i cambiamenti improvvisi: quindi, se la corrente è troppo calda, determina il «fenomeno del Niño» che produce disastri alluvionali, dovuti ai cambiamenti atmosferici radicali del pianeta. Inoltre, il forte calore anomalo annuncia l’estate a dicembre, che invece, nelle coste dell’Ecuador, si chiama periodo invernale e relazionato alle piogge. L’insieme dei fenomeni dell’Oceano Pacifico mortifica le popolazioni in via di sviluppo, che dipendono fortemente dall’agricoltura e dalla pesca, e sono le più colpite. Anche a livello globale hanno effetti molto significativi sulla circolazione atmosferica in tutto il pianeta». Ministero dell’Ambiente – Perù.