Gli eventi astronomici, le «eclissi» che dall’antichità hanno incuriosito le popolazioni si mostreranno “sovrani” e, insieme ai loro bagliori e coni d’ombra, metteranno in sussulto l’intero pianeta. Gli studiosi di astronomia ci annunciano un evento grandioso e momentaneo; curiosità che si verificherà a breve. L’eclisse solare, totale o parziale, è prevista per il giorno 14 di dicembre 2020, nelle regioni della zona dell’Araucanía, «los Rios». Le città che saranno raggiunte dal fenomeno: la Regione di Bio- Bio, nell’Isola di Mocha, Temuco, Villaricca e Pucóna. Questo fenomeno si presenterà in maniera particolare, oltre che in Cile, in Argentina, nella regione della «Patagonia Settentrionale».
Dall’antichità l’uomo è attratto dalla visione magica e animista dell’universo, affascinando intere popolazioni con eventi astronomici, spettacoli meravigliosi e sorprendenti che ci mostrano, ogni tanto, il corpo celeste diverso dal solito. Questi fenomeni hanno incuriosito l’essere umano fin dalla sua apparizione sulla terra; ma a volte sorgono moti che ci fanno incuriosire: oltre alla contemplazione dei fatti naturali e il succedersi del giorno e della notte, i movimenti degli astri, soprattutto del sole e della luna, si mostrano «sovrani», e insieme ai loro bagliori ci mostrano cambiamenti improvvisi, fatti che nel passato si contrassegnavano come i cicli delle stagioni, e che servivano come guida verso nuove conoscenze. Queste riflessioni portarono gli uomini a elaborare il calcolo del tempo e gli intervalli del suo manifestarsi, gettando così le basi per una scienza che si dedica oggi allo studio degli astri.
L’evento astronomico previsto per il giorno 14 dicembre 2020 potrà vedersi in America del Sud, principalmente in Cile e in Argentina; le città nelle quali il fenomeno potrà osservarsi includono una parte molto piccola della regione di Bio – Bio, nell’Isola di Mocha, e poi nelle zone di Temuco, Villaricca e Pucóna. Questo fenomeno si presenterà in maniera particolare oltre che nel Cile: in Argentina nella regione della «Patagonia Settentrionale». Secondo gli studiosi di astronomia l’eclisse avrà il suo l’apice alle ore 13:03:44. Questi territori saranno coperti totalmente dalla luna durante due minuti e dieci secondi, oscurando totalmente la terra in quelle zone e trasformando il giorno di luce in un giorno buio. L’eclissi sarà invece parziale, e quindi una piccola parte di sole sarà visibile, nelle zone adiacenti ai territori di: Perù, Bolivia, Uruguay, Paraguay.
Dagli albori dell’umanità, moltissime popolazioni si dedicarono all’osservazioni degli astri acquisendo nozioni, sia per motivazioni religiose e agricole, che per divinare e prevedere gli eventi. Furono creati centri di osservazione che eressero le basi dell’astronomia e dell’astrologia (allora concepite insieme); successivamente il metodo scientifico portò alla loro separazione. Le previsioni astronomiche furono fondamentali per capire in anticipo il passaggio di una stazione ad un’altra. Per la sopravvivenza, su fondamentale capire la posizioni degli astri, nonché conoscere i meccanismi delle «eclissi di sole e la luna». I precursori furono i popoli della Mesopotamia: Babilonesi, Egizi, Greci (Talete), Indiani, Aztechi, Maya, Inca. Queste popolazioni realizzarono studi per prevedere le posizioni della luna e del sole; divisero il giorno in 24 ore, fissarono l’anno in 12 mesi lunari, il calendario di 30 giorni ogni mese, diviso a sua volta in 3 settimane di 10 giorni e in tre stagioni di 4 mesi, prevedendo l’arrivo delle eclissi, dei solstizi, degli equinozi e individuando le stagioni delle semine, della raccolta, delle inondazioni ecc. Gli Aztechi anticiparono con maggiore veridicità le predizioni della comparsa delle eclissi e non solo.
Cronachisti e studiosi della cultura inca, la cui divinità più importante del pantheon fu il «Dio Sole», in riferimento a ciò, attestano che la popolazione inca ebbe un grande interesse per l’osservazione astronomica, creando il «Calendario Solare» e determinando «l’anno solare», comprendente 12 intervalli, ognuno di 30 giorni. L’ultimo giorno fu il giorno del «qhatu»; ossia, il giorno della fiera, in cui i prodotti si scambiavano, ossia realizzavano il «Trueque»1. L’inizio dell’anno coincideva invece con l’inizio dell’agricoltura, che era anche la stagione delle piogge.
Dagli studi si evince che la civiltà inca, riuscì a identificare i «Solstizi», gli «Equinozi», il «cambio di stagione», le «Costellazioni», che servì loro a creare il «calendario agricolo», grazie alle conoscenze dell’astronomia, determinando i tempi della semina e della raccolta. Inoltre, la divisione religiosa politeista influenzò la vita delle popolazioni andine, ma gli «dei» principali furono: il dio «Sole» o «Inti», raffigurato con l’oro, la luna «Quilla», con l’argento, e «le stelle». Questa concezione andina è differente da quella del mondo greco e latino, dove il metallo «oro» era oggetto di vanto, ritenendo che esso possedesse facoltà illimitate di carattere economico, politico, religioso; invece, nell’epoca pre-ispanica, l’utilizzo di questo metallo di pregio fu rivolto alla rappresentazione del più importante dio, ossia il «Sole», da sempre concepito come «principio mediatore»; ossia il legame tra lo spirituale e l’umano, quindi il rapporto inteso tra essenza divina e terrena, il loro «Dio» e i culti solari. Infatti, l’oro si caratterizza per la sua inalterabilità, lucentezza e eterno bagliore, che ricordano i raggi del sole, che infatti troviamo negli ornamenti religiosi dedicati a lui.