«Le pratiche mirate a migliorare la “qualità genetica” sono avviate dall’ossessione per la presunta o effettiva maggiore natalità, rispetto alle classi dominanti, che hanno messo in moto una vera e propria politica razziale in vari Paesi del mondo. Praticata molti anni prima che fosse avviata l’istituzione dei programmi dell’eugenetica nazista. Stefan Kühl ha sottolineato che gli eugenetici compresero bene le misure messe in opera dal nazionalismo intendendole come realizzazione dei loro obiettivi e delle loro richieste»
Tra fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, l’eugenetica venne considerata un metodo valido per preservare e migliorare i gruppi etnici delle popolazioni dominanti, le quali tentarono di fare credere alla superiorità della «razza Nordica». Si tratta di teorie che, assieme alle tradizioni e alle azioni indirizzate a contrastare l’incremento di alcune etnie, hanno avuto un ruolo significativo nella storia, unitamente ad altri elementi, quali il disprezzo per gli altri e per i ‘diversi’. Inoltre, questo movimento venne associato al «nativismo», come reazione alla diversità e alla estraneità, risposta sostenuta dai cambiamenti nell’immigrazione, e dalle discordanti leggi in opposizione alla mescolanza razziale, inizialmente affermata invece negli Stati Uniti e in Inghilterra. Altri Paesi seguirono queste tendente «nativiste», nonché, in misura notevole, la scienza genetica, con il «genotipo superiore»1.
Nel corso del mandato di governo dell’ex presidente peruviano A. F, in carica dal 1990 al 2000, si realizzarono oltre 211mila sterilizzazioni in modo illegale. La legge nazionale per la popolazione da emanata nel 1996 includeva la vasectomia e la legatura delle tube di Falloppio come metodo anticoncezionale, al fine del controllo della natalità. Nella totalità dei casi, le persone sottoposte a questi interventi erano donne di origini andine, o abitanti delle zone rurali impoverite del Paese. La sterilizzazione irregolare venne alla luce attraverso una denuncia delle ONG, e delle organizzazioni femminili, le quali aggiungevano anche che molte donne sterilizzate non avevano avuto accesso ad un’informazione completa su questa procedura medica e sulle sue conseguenze (molte di loro erano analfabete). Secondo le cifre fornite dall’Ombudsman nazionale, dal 1996 al 2000 ci sono state 272.028 operazioni per legare le tube di Falloppio e 22.004 vasectomie. Nella quasi totalità dei casi le donne non sono state informate che l’intervento subito era irreversibile.
Per anni Lima e stata la città che ha fatto da cornice alle più importanti marce per la vita di tutta l’America Latina. Al momento, l’interruzione volontaria della gravidanza in Perù è regolata da un articolo del Codice penale del 1924 che ne legittima l’utilizzo solo in caso di pericolo per la salute della madre. La battaglia che, da anni, le associazioni femministe portano avanti per allargare le maglie della legge punta a ottenere la depenalizzazione dell’aborto almeno in caso di stupro. Avvenire (2018).
Ovunque e comunque sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto, ossia molte volte pagano con la vita per fuggire alle diverse aggressioni. Le tragedie che quotidianamente vivono le donne nel mondo vanno ben oltre le morti violente. Ad esempio, moltissime donne dell’America Centrale fuggono dalla violenza in casa ed emigrano lasciando tutte le cose più care, di solito verso gli Stati Uniti. Sanno che sicuramente, nel viaggio per raggiungerli, saranno vittime di abuso sessuale, e per questa ragione prima di affrontare il viaggio assumono contraccettivi, per proteggersi in qualche modo. È questo il livello di terrore esistente nelle donne nei vari Paesi; donne che preferiscono lo stupro sicuro piuttosto che continuare a soffrire maltrattamenti di vari tipi nei Paesi d’origine, e in moltissimi casi sotto l’indifferenza dell’autorità.
La sterilizzazione forzata delle donne immigrate a maggioranza latinoamericana, di lingua spagnola, detenute nella struttura per le irregolari. È accaduto nella Georgia (Stati Uniti), nel centro di detenzione di «La Salle – Correctión», società privata che dirige il riferito centro di Irwin in Georgia. Queste donne, in maggioranza giovani, non sapevano che l’intervento della rimozione dell’utero rendeva per loro impossibile avere in futuro figli. Le ragazze, inconsapevolmente, davano il proprio consenso all’intervento.
La denuncia fatta il 18 settembre di quest’anno al dipartimento di Sicurezza Nazionale dall’infermiera D. W., che ha lavorato per tre anni nel centro di Irwin tra le montagne della Georgia; essa è testimone delle gravi irregolarità mediche di sterilizzazione di massa perpetrate nella struttura; il «bisturi facile» era un sistema fondato sull’abuso e sull’indolenza da parte delle autorità della struttura. Questa pratica avrebbe raggiunto la massima visibilità al momento dell’esplodere della pandemia (Covid) nello Stato americano: la pratica aveva colpito varie donne soggiornanti nella struttura, e i sospetti sono emersi per gli esigui numeri dei test, e per la caparbietà dei dirigenti di ignorare i contagi, esponendo così al contagio anche il personale medico e le altre detenute. Molte organizzazioni civili a difesa dei diritti umani hanno preso parte alle denunce, soprattutto la «Alleanza Latina della Georgia per i diritti umani e d’appoggio agli immigranti del Sud della Georgia». Molte donne hanno testimoniato, ma altrettanto hanno chiesto di restare anonime per il timore di compromettere la propria istanza di regolarizzazione. Questa notizia ha colpito le opinioni pubbliche statunitense e di vari Paesi del mondo: sono rimaste costernate per l’aggravio subito dalle donne vulnerabili.