La realtà che ci appartiene ha messo in sussulto le nostre certezze, riscrivendo la storia dei nostri antenati. Lo studio delle nostre discendenze lontanissime nel tempo ha confermato la comparsa dell’uomo altrove, fornendo così un nuovo quadro sulla nostra provenienza.
Eravamo fieri delle nostre origini, sapevamo che l’homo sapiens, così intelligente, fu il nostro antenato, e ci identificavamo come parte dell’intera umanità, convinti che era il nostro parente lontano. Eravamo fieri di noi stessi e di sapere che le nostre origini, tramandate attraverso i nostri antenati, provenivano dall’Uomo di Neanderthal. Oltre a ciò, le innovazioni nell’avanzamento tecnologico cambiano ogni giorno, influenzando i nostri modi di vivere con più collegamenti che accorciano le distanze, e così siamo sempre collegati, affannati, costantemente di corsa per raggiungere nuove conoscenze e ottenere l’ultima innovazione.
Oggi sappiamo che il flusso caotico altera la nostra esperienza sensoriale e influenza il modo in cui la realtà che conosciamo ogni giorno muterà il giorno dopo. Il presente è quasi transitorio, come transitorio è il nostro vivere tutto è effimero. Gli studiosi continuano con le loro ricerche, i loro risultati cambiano le nostre convinzioni e certezze. Gli ultimi ritrovamenti e scoperte ci hanno fatto appunto riflettere sulla nostra identità e su come essa sia cambiata.
In epoca prestorica e in alcuni insediamenti di ominidi, nella zona di Transvaal (Sudafrica, territorio a nord del fiume Vaal), sono stati ritrovati fossili di australopitechi o «scimmie del Sud»: Homo naledi, Homo habilis, Homo erectus e Homo sapiens1. Gli studi dell’albero genealogico dell’uomo ci guidano verso l’Australopithecus e le attuali teorie paleoantropologiche comprovano la sua comparsa 3,2 milioni di anni fa. Nella Tanzania Settentrionale, nella zona della Gola di Olduvai, si sono ritrovate orme dei piedi sulle ceneri di tre persone che camminavano su due gambe lo troviamo. Forse sono quelli della specie Australopithecus afarensis, scoperta dal paleoantropologo Donal Johanson, epoca in cui vive Lucy-Etiopia2. Invece, con riguardo all’uomo di Neardhentale3 e all’Homo sapiens, gli studiosi suggeriscono alcune ipotesi sulla loro vicinanza genetica, e ritengono che la «ibridazione» fra di loro possa essere avvenuta nel vicino Oriente sulla base delle tracce genetiche ritrovate negli «eurasiatici» e nei nativi americani, ma non negli africani4.
Oggi questa concezione è cambiata, e si suppone che in Europa avevamo la pelle scura 7 milioni di anni fa. Le ricerche ci avviarono sulle nostre provenienze, scoprendo altre impronte di fossili di ominidi che avevano più di 3,75 milioni di anni fa in Laetoli5, Louis e Mary Leakey e il geologo Peter Kent,6 portarono al recupero di numerosi resti di ominidi a circa 40 km dalla Gola e scoprirono 27 metri di impronte fossili di ominidi sulle ceneri: si tratta di tre orme umane7.
Gli studi proseguono, e i loro risultati confermano che 2,9 milioni di anni fa l’albero si divide in due rami principali. Del primo fa parte il Paranthropus aethiopicus, vissuto nell’attuale Etiopia – Tanzania Settentrionale. Viveva nei boschi, munito di mascelle possenti, si estingue 1,2 milioni di anni fa. Invece, fa parte del secondo gruppo l’Australopithecus Africanus, che ha una scatola cranica più sviluppata di quella degli ominidi che lo avevano preceduto e le mascelle sono meno possenti. La posizione eretta era già stata acquisita e così l’abilità nel trasformare oggetti.
Inoltre gli studiosi odierni concordano che a questo secondo ramo potrebbero appartenere i nostri progenitori, ossia l’antenato del genere «Homo» al quale apparteniamo noi e sappiamo che milioni di anni fa ebbe inizio la presenza dell’Uomo in «Africa». Non è molto chiaro dove si siano incontrati8, quando la nostra specie uscì dall’Africa, come si sostiene, ma anche quella del sud, dell’attuale stretto di Bab-el -Mandeb e quindi la costa meridionale dell’Arabia e dell’India. Gli studi contemporanei sulla preistoria sono ancora in continuo sviluppo e le scoperte seguono il percorso delle tracce, che non si sono ininterrotte. L’albero genealogico dell’uomo continua il suo percorso di sviluppo, per capire meglio la sua evoluzione9, ma c’è ancora tanto tempo per capire e per scoprire nuove prove della storia dell’uomo.
Le indagini ci danno un panorama diverso delle nostre consapevolezze e bisogna accettare l’evoluzione del cambiamento circa le prove che per molti anni si ebbero sulle nostre radici, e che dunque queste ultime fossero altrove, siccome siamo così diversi ma uguali. Quindi i nostri inizi come umanità incominciano non nell’Europa, non nell’America ricca, ma siamo venuti dalla Tanzania, come tutti gli esseri umani. Il genere umano (etnia) è composto da molte diversità e particolarità e allo stesso tempo ogni gruppo ha nell’insieme un’identità e alcune singolarità che è la caratteristica principale del singolo e dei gruppi. Tali scoperte, venute alla luce dopo i nostri convincimenti sulle nostre radici (l’uomo di Neanderthal) che abbiamo fatto nostri e sostenuto per lunghissimi anni, ci hanno permesso di ripensare alle nostre convinzioni sulla nostra provenienza, creando anche incredulità, su come il mondo si era evoluto diversamente, durante lunghi periodi e nell’evolversi nel tempo.
Questi fatti oggi più che ieri stanno creando stereotipi, discriminazioni ai gruppi diversi, da parte dei suprematisti bianchi, i quali hanno fatto una ragione di vita delle loro convinzioni: «il nostro gruppo diventa simile a noi stessi quindi i gruppi esterni che presentano differenze, sociali, politiche ed economiche devono stare fuori dei nostri confini mentali, fisici, e dalle nostre relazioni sociali»; pensieri e azioni che mettono a disagio i vari gruppi esterni, confinandoli per vari motivi. Le discriminazioni più accentuate riguardano: il colore della pelle e il luogo dove si è nati, e a volte anche i cognomi fanno la differenza, e sarà molto difficile il cambiamento del punto di vista su queste popolazioni: «l’appartenenza ai gruppi coesi influenzano i nostri pensieri sentimenti e azioni, e tutto ciò si nasconde nelle nostre origini e tradizioni, ascendenze familiari, ambiente familiare e di contesto». Quindi per trovare una soluzione ai nostri dubbi dobbiamo incominciare a capire che tutto è partito dalla scoperta dell’Uomo in «Africa».
Le differenze tra i percorsi di vita sono all’interno delle culture e le diverse azioni o dinamismi adottati tradizionalmente nelle diverse culture dipendendo anche dalle possibilità che ti offre il contesto. Per questo motivo è molto importante capire che acquisendo le conoscenze dell’altro in tutte le sue specificità si potrebbe pervenire a «capire e capirci» e, forse in un tempo non lontano, si potrà raggiungere la «fratellanza» e la pace fra le popolazioni accettando la loro diversità.
Nella storia dell’uomo si sono realizzati molti studi sulle diversità, uno molto importante è del gruppo di biologi dell’Università della California, Los Angeles10, sulla base di 405 campioni di DNA da persone appartenenti a quattro popolazioni dell’Africa occidentale (due della Nigeria, una del Gambia e una della Sierra Leone). Analisi statistiche hanno evidenziato, in ogni popolazione, un nucleo di varianti genetiche risultanti dall’incrocio tra specie umane distinte in un lontano passato. Confrontando questi segmenti di DNA con quelli di sapiens, Neanderthal e Denisoviani, non sono emerse corrispondenze: dal 2 al 19% della genealogia genetica delle quattro popolazioni africane proviene da una specie umana arcaica non meglio identificata. Certi schemi di varianti genetiche sono più spesso condivisi da persone che condividono le stesse origini: ecco perché l’analisi delle alterazioni del DNA può fornire informazioni sul nostro passato.
L’importanza della percezione del concetto di luogo sviluppa «l’identità sociale»; le motivazioni degli individui a derivare una esagerata autostima positiva dall’appartenenza al proprio gruppo rappresentano una delle forze che a volte inducono i gruppi alle distorsioni del gruppo interno; ossia il mio gruppo è il migliore al mondo, come il mio paese, non ve n’è altro uguale; aggiungendo una forte disuguaglianza e i conseguenti pregiudizi: «noi del Nord siamo i migliori che quelli del sud», «noi Europei siamo i migliori che i cinesi, africani, latinoamericani» ecc.; atti che sollevano l’odio verso l’altro e diffondono nelle menti delle persone l’idea «che le nostre radici sono le migliori». Invece dobbiamo pensare che siamo uguali, e bisogna abituarsi a contrastare il sentimento della diversità che da anni crea separazioni, divisioni, ed è necessario capire e fare capire che le crisi non nascono con gli uomini, si insediano nelle interazioni sociali, nelle acquisizioni relazionali in cui il diverso è cattivo, non il diverso è uguale. Queste acquisizioni sbagliate sono create e si moltiplicano in ogni azione.
Dal Report dell’ONU: La discriminazione e l’intolleranza sono state alla base dei passaggi più dolorosi nella storia dell’umanità e ancora oggi sono il pretesto delle più gravi violazioni dei diritti umani nel mondo. Essi sono il principale impedimento nell’evoluzione regolare dell’umanità verso la pace e lo sviluppo. Per più di 400 anni abbiamo sentito i soprusi perpetrati verso alcune comunità, la carnagione oscura sarebbe il «marchio delle discriminazioni». Molte le vittime delle intolleranze, in contatto con le autorità, nel mondo del lavoro, nella scelta dei partner, degli alloggi, e si vorrebbe cancellare il pensiero discriminatorio che risiede in alcune persone, gruppi e comunità. L’eredità del pensiero discriminatorio tra le persone basato sul colore della pelle è molto più forte: più scura è la pelle, più accentuata sarà la discriminazione. Questo rifiuto ha messo le radici negli anni delle colonizzazioni: iniziate in alcuni casi con la schiavitù, in altri con i genocidi, negando i diritti delle popolazioni autoctone; per non farsi mancare nulla con continui cartelli usati per mostrare dove queste persone potessero leggere, parlare, bere, riposare o mangiare. In molti altri casi la segregazione si estese dalle scuole ai cimiteri riservati a certe categorie di persone.
La storia della discriminazione ci fa ricordare che i casi discriminatori sono moltissimi, e il più eclatante lo troviamo negli Stati Uniti. Anche oggi vediamo che non si vedono molti cambiamenti, molti leader hanno preso parte alle diverse manifestazioni a difesa della popolazione discriminata in varie parte del mondo. I vari ideatori e leader attivisti scelsero la via della protesta contro le continue discriminazioni e la ghettizzazione; dando voce a chi non l’ha. Ma è lungo il cammino verso il riconoscimento della parità dei diritti. I rappresentanti più impegnati nelle rivendicazioni sono: Thomas Nelson, «Le anime del popolo nero», «The Black Matters» (1912), William Edward Burghardt Du Bois11 intellettuale difensore, studioso della sociologia e della personalità delle popolazioni afro-discendenti. I titoli della sua ampia bibliografia hanno fatto il giro del mondo, la «linea del colore»: The Philadelphia Negro (1899), The Souls of Black Folk (1903) e Dusk of Dawn (1940). Soprattutto: Mather Luther King (1929-1968)12, «Ho un sogno» (1968), famoso discorso che fece tremare il mondo:
«Ho un sogno: che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro personalità».
«Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza».
- Homo Naledi, scoperta in Sudafrica. Alessandra Brorella (2015).
- Donal Johanson scoprì A. Afarensis, che chiamò Lucy. Ethiopia. Smithsonian’s Museum of Natural History (2015).
- L’Uomo di Neardhentale nella «Valle del Neansder», Düsseldorf – Germania (1856).
- Paul Rincon, Neanderthal genes ‘survive in us’ (2010),Wikipedia.
- Leakey Mary. Nel 1972 scopri le famose “orme di Laetoli”.
- Louis e Mary Leakey, negli anni ’70, e Peter Kent realizzarono indagini posteriori.
- Paul I. Abell rinviene nel tufo un’orma di origini ominide (1978).
- Guido Barbujani. Genetista (Italia). Autore di moltissimi libri di divulgazione sulla specie umana (2011).
- Albero Genealogico. Riadattato dallo Smithsonian’s Museum of Natural Stories.
- Università della California – Los Angeles. Scienze Advances. Studi realizzati nelle popolazioni Africane hanno evidenziato le varianti genetiche derivanti dall’incrocio tra specie umane distinte in un lontano passato.
- William Edward Burghardt Du Bois (1868-1963). A molti anni dalla sua morte, ancora oggi fanno ecco i suoi scritti e pubblicazioni. Egli ha combattuto per anni l’imperante razzismo e la segregazione del popolo nero, coniugando l’azione scientifica, sociologica, antropologica e politica, incidendo sulla questione razziale, sociale e di ceto.
- Martin Luther King (1920-1968). Nato ad Atlanta. Attivista, svolse azioni fondamentali per porre fine alla segregazione giuridica e razziale dei cittadini afro-americani, permettendo l’istituzione del Civil Rights Act (1964) e del Voting Rights Act (1965). Nominato l’uomo dell’anno per il «I have a dream». Nel 1966 riceve la nomina «Premio Nobel per la pace».