Oggi i ragazzi hanno fatto veloci progressi nel vasto uso del web, interagendo attraverso le connessioni e la partecipazione di massa, usufruendo delle potenzialità e dell’ampliamento della rete, con cui i ragazzi/e hanno a che fare ogni giorno. Ma la velocità con cui si connettono ai luoghi lontani hanno influenzato i comportamenti, i ragionamenti, i modi di agire nel “fare”, del “sapere” e del “sapere fare”, ecc. Oggi, per proteggerli, “prendiamo coscienza della necessità del controllo per tutelarli” dai “reali rischi del web”, decisione che si presenta come una “realtà necessaria”; ma può trasformarsi in un eccessivo controllo, impedendo l’avanzamento della conoscenza.
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Lo “sviluppo delle tecnologie” ha permesso il rapportarsi in tempi rapidi con le interazioni fra i singoli e i gruppi. I ragazzi, infatti, oltre che essere aggiornati sulle ultime scoperte in quasi tutti i campi scientifici sociali ed economici, navigano in siti incogniti e nascosti, con delle conseguenze gravissime, causando danni a volte devastanti nei giovani e nei bambini, recando molti pericoli con sé. Infatti la fragilità dei giovani li mette nelle condizioni di essere vittime del «Real time»: sono indirettamente invitati a insolite partecipazioni in rete, guidati dalle curiosità a livello globale.
L’utilizzo di ampia portata della rete in maniera non adeguata è un segnale fondamentale delle situazioni difficili in cui ci troviamo: la comunicazione intergenerazionale e soprattutto la perdita dell’interesse per le cose durature. I ragazzi e giovani trovano difficoltà nei contenuti capaci di orientarli nel presente e nel progettare il loro futuro, così come rendere positivo l’incontro con gli altri. Abbandonate le strutture logico-deduttive e lineari, apprendono per “scoperta”, hanno un “ragionamento più libero”, dove prevale la modalità emozionale del momento, l’interesse per il “real-time”. L’immediatezza di recuperare informazione dalla rete e la condivisione con il gruppo sul web e sui social media fa diventare i ragazzi più fragili e dipendenti. Si tratta dei Nativi Digitali, cioè i giovani dai 13 ai 24 anni: socializzando in rete e adattandosi alle nuove tecnologie che utilizzano le diverse applicazioni in tempo reale hanno sviluppato un nuovo modo di pensare, di parlare e di comunicare.